2022-03-22 ITALY

Marino Primiceri

Marino Primiceri

Nasce a Casarano (LE) il 2 settembre 1946. Nel 1948 la sua famiglia si trasferisce in Belgio dove conosce i Fratelli Maristi ed entra nel seminario di Arlon. Nel 1964 emette i primi voti come religioso marista e proprio qui a Casarano, nel 1973, fa la sua professione perpetua. Diventa insegnante e lavora in alcune scuole mariste del Belgio, finché nel 1975 parte missionario in Africa. La maggior parte della sua missione è in Zaire (oggi Repubblica Democratica del Congo) dove ci sono diversi centri maristi.

Particolarmente importante la sua esperienza a Goma (dal 2002 al 2010) dove si dedica anima e corpo ai ragazzi di strada.

Nel 2010 i superiori gli chiedono di andare in Tanzania.

 

In questo articolo del 2011, scritto da lui per una rivista interna dei Fratelli Maristi, parla del suo arrivo alla nuova missione in Tanzania, dove trova altri bambini e adulti maltrattati dalla vita o piuttosto da una società che non vuole tra i piedi storpi, lebbrosi e altri intoccabili… 

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Molti probabilmente conoscono un libro: “La cittĂ  della gioia” di Dominique Lapierre. Un posto simile è dove mi trovo adesso: si chiama Mji wa Huruma “CittĂ  della Misericordia”. E’ a Kigera, un posto che Google non riesce a localizzare, anche se è vicino alla cittĂ  di Musoma, in Tanzania, sul lago Vittoria.

E’ qui che Padre Biseko Godfrid, un prete semplice, con i vestiti rattoppati e un paio di vecchi sandali, ha creato uno dei suoi tre centri.

Kigera è un luogo isolato, in una zona molto arida e proprio qui, con l’aiuto di alcuni volontari, ha raccolto gli scarti della società: bambini senza nessuno, vecchi decrepiti, malati abbandonati, lebbrosi…  coloro insomma che non interessano a nessuno.

E qui invece sono i benvenuti! Entrano in una nuova famiglia, privi di tutto, ma con la voglia di vivere che ancora brilla nei loro occhi e nei loro cuori.

Il primo ad accogliermi è Babayo, un uomo con la forza e anche la faccia di un orango: a volte il suo sguardo è vuoto, altre volte così pieno di umanità che ti fa invidia!

Poi incontro Consolata, una ragazza paralizzata dall’AIDS, con occhioni enormi, che fa il DJ! La sua musica religiosa fa ballare tutti: gli zoppi e i disabili mentali, e tutti sono ballerini instancabili.

Edina è epilettica però trasmette una gioia contagiosa: non c’è persona triste o scontrosa che possa resisterle. Ride e fa ridere, anche se qualcuno le ha tolto tutti i denti perchĂ© non potesse mordersi o tagliarsi la lingua…

Pedero è un ex lebbroso: ha solo dei monconi alle mani e ai piedi… ma bisogna vederlo muoversi, mangiare, vestirsi… e perfino catturare serpenti.

E poi ci sono i più piccoli: sembrano uno stormo di uccellini sempre in movimento…

Obama, Titi, Francesco, Fredy, John e altri… gli fanno da madri e da padri: sono i volontari che Padre Biseko ha coinvolto nella sua avventura e li ha chiamati “Servants of Love” i SERVITORI DELL’AMORE.

Ed ora ci sono anch’io con loro!

Sono sempre qui, sempre sulla breccia. Dopo i bambini delle strade di Goma, il Signore mi ha regalato tutti questi ospiti di Mji wa Huruma “la cittĂ  della misericordia”.  Vivo con loro e come loro, con la caritĂ  dei nostri benefattori e con il nostro lavoro… Il mio salario è la gioia di essere al servizio di tutti, quelli che GesĂą chiama i “miei”, le “mie pecore”, i “miei fratelli”, i “miei piccoli”…

Appena arrivato, ho iniziato a fare riparazioni: finestre, porte, tavoli e sedie… la turbina eolica che ci fornisce l’acqua ci dava molte preoccupazioni…  Mi ci sono voluti diversi giorni di lavoro, sotto un sole implacabile, per convincerla a pompare l’acqua per noi…

Mi consola il pensiero che anche Marcellino Champagnat (1789-1840), il nostro Fondatore, faceva lo stesso: il falegname, il muratore, lo spazzino… senza timore di sporcarsi le mani e scandalizzare i suoi confratelli preti… che gli ricordavano di avere “le mani consacrate”.

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In questo posto Fr. Marino è rimasto fino all’ultimo, e fra pochi giorni, dopo aver visitato la mamma e i suoi familiari a Casarano, sarebbe ripartito per Kigera.

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