2017-04-10

Siracusa News 9 – Lavalla200>

9 APRILE 2017 – Fr. Onorino Rota

Ciao a tutti.

Sono passati sei mesi da quando ho toccato per la prima volta il suolo siracusano e … la vita continua e conti- nua bene e a dirlo siamo in tre: Gabriel, Mario ed io.

Il freddo è ormai un ricordo che ci siamo lasciati alle spalle anche se la primavera ha qualche difficoltà a farsi strada. Ma in quest’ultimo periodo il sole è abbastanza stabile e … lo si sente. Come si sentono anche i primi profumi degli agrumi che iniziano a sbocciare.

Dal 27/2 al 10/3, Gabriel (il nostro avvocato brasiliano) ha seguito a Catania un corso organizzato dalla Croce Rossa: Diritti umani e diritto internazionale umanitario. È un programma di alta formazione post lauream che arricchirà sicuramente il suo bagaglio culturale, ma che ci aiuterà anche nel lavoro che stiamo svolgendo qui a Siracusa.

Dal 2 al 5 marzo ci hanno visitato il fr. Brendan, provinciale dell’Europa Centro Est, accompagnato da Moira, una signora scozzese molto amica dei fratelli, mentre dal 25 al 27 è stato con noi Jeorge, l’amministratore provinciale del Brasile Centro Sud. Due visite gradite durante le quali noi abbiamo condiviso un po’ della no- stra vita e loro hanno potuto partecipare ad alcune delle attività che svolgiamo.

Come avrete appreso dai telegiornali… l’11 marzo il nonno della comunità ha compiuto 70 anni. Abbiamo celebrato il colpleanno con molta semplicità e con i ragazzi presso i quali ci rechiamo con maggior  frequenza. Vi devo confessare che 70 sono 70 e si sentono, ma con due giovinzelli in comunità sei obblibato a mantenerti giovane. Grazie degli auguri e soprattutto delle preghiere.

Le attività di cui vi ho già parlato precedentemente continuano (presenza a Casa Freedom, visite settimanali al carcere, lezioni a diversi gruppi di immigranti per insegnare l’italiano… ) e ogni tanto se ne aggiungono altre. Continuiamo gli incontri nelle parrocchie sul tema della cultura dell’accoglienza in collaborazione con le suore scalabriniane e come risultato abbiamo avviato presso la parrocchia di Città Giardino un “corso” per insegnare un po’ di italiano. L’idea nata con un po’ di diffidenza da parte dei residenti (mesi fa avevano fatto una manifestazione contro il centro di prima accoglienza che sorge nel loro territorio) sta prendendo corpo ed è sempre più numerosa la gente che viene a darci una mano o a portare un dolce da condividere alla fine con gli “alunni”. Se continuiamo così, tra poco l’iniziativa potrà continuare anche senza di noi!

Un’altra novità che ha visto la nostra comunità coinvolta è stata una iniziativa rivolta alle terze elementari. Una alla volta le quattro classi sono rimaste con noi alcune ore per scoprire che è l’amicizia che unisce i bambini e non il colore della pelle.

Vi dovrei dire ancora tante cose come ad esempio che Mario e Ono hanno anmato il ritiro dei giovanissimi della parrocchia di Priolo, che Gabriel ha seguito una due giorni presso la CRI per un corso di primo intervento, che Ono partecipa agli incontri Cism… Ma non voglio dirvi tutto, però, se siete curiosi e non avete troppe esigenze abbiamo, oltre alla nostra amicizia, una camera libera e una mensa sempre accogliente. Anche per voi vale il famoso: venite e vedrete!

Ma prima di finire vorrei condividere con voi la testimonianza di Abdul che ho incontrato in carcere. Abdul è relativamente giovane, ha trentacinque anni ed è alto uno e novanta. Come molti rifugiati ha fatto un viaggio di circa nove mesi per raggiungere la Libia. Mi racconta qualcosa del viaggio, ma come tutti, sorvola quando parla della Libia dove è rimasto diversi mesi prima di potersi imbarcare. È stato rinchiuso in un campo dove ha visto e subito ogni sorta di violenze e soprusi di cui il suo corpo ne porta ancora i segni evidenti e da dove è riuscito a scappare rimanendo nascosto tra i morti per due giorni. La barca che avrebbe dovuto condurlo verso la meta sognata si è trasformata in un incubo che lo sta uccidendo, perché ancora adesso gli impedisce di dormire. La barca aveva tre livelli. Nella stiva, la parte più bassa c’erano una quarantina di persone, quelle che avevano pagato di meno. Non c’erano prese d’aria, non avevano a disposizione né acqua, né pane … nulla. Quando è arrivata la nave per portarli in salvo erano tutti morti. A metà c’erano un centinaio di persone che avevano a disposizione alcune taniche d’acqua e un panino ciascuno. Non tutti potevano sedersi e quindi si alternavano, due terzi in piedi e un terzo seduto. Gli altri, la maggior parte, erano a prua, in piedi, stipati all’inverosimile. Il mare era agitato e questo ha impedito la possibilità di un soccorso rapido da parte di una nave italiana. Lui è in carcere perché è stato accusato di essere uno scafista, ma con le lacrime agli occhi mi dice che, per pagare mille euro in meno si era offerto di aiutare il padrone della nave nella navigazione. Ora è in carcere da quattro mesi, l’avvocato non l’ha ancora visto, la data del processo non è ancora fissata, vorreb- be parlare con la famiglia, ma non può telefonare … Giorni fa, mente partecipavo alla Via Crucis non pensavo al Cireneo, pensavo ad Abdul. Quattro mesi in una cella di 4 metri per 5 con altri 4 compagni, in una terra

straniera, con difficoltà di comunicazione … e martedì prossimo dovrei In- contrarlo assieme a tanti altri per prepararli a celebrare la Pasqua di Risur- rezione. Penso che capirete la mia difficoltà e … spero che mi aiuterete con la vostra preghiera.

Colgo l’occasione per augurare a tutti e a ciascuno di voi una Santa Pasqua  e lo faccio proponendovi un testo stupendo di don Tonino Bello che a me piace tanto:

Nel Duomo vecchio di Molfetta c'è un grande crocifisso di terracotta. L'ha donato, qualche anno fa, uno scultore del luogo. Il parroco, in attesa di sistemarlo definitivamente, l'ha addossato alla parete della sa- grestia e vi ha apposto un cartoncino con la scritta: collocazione provvisoria. La scritta, che in un primo momento avevo scambiato come intitolazione dell'opera, mi è parsa provvidenzialmente ispirata, al punto che ho pregato il parroco di non rimuovere per nessuna ragione il crocifisso di lì, da quella parete nuda, da quella posizione precaria, con quel cartoncino ingiallito. Collocazione provvisoria. Penso che non ci sia formula migliore per definire la croce. La mia, la tua, non solo quella di Cristo. Coraggio, allora, tu che sof- fri inchiodato su una carrozzella. Animo, tu che provi i morsi della solitudine, tu che bevi il calice amaro dell'abbandono. Non ti disperare, madre dolcissima, che hai partorito un figlio focomelico. Non imprecare, sorella, che ti vedi distruggere giorno dopo giorno da un male che, non perdona. Asciugati le lacrime, fra- tello, che sei stato pugnalato alle spalle da coloro che ritenevi amici. Non angosciarti, tu che per un traco l- lo improvviso vedi i tuoi beni pignorati, i tuoi progetti in frantumi, le tue fatiche distrutte. Non tirare i remi in barca, tu che sei stanco di lottare e hai accumulato delusioni a non finire. Non abbatterti, fratello pove- ro, che non sei calcolato da nessuno, che non sei creduto dalla gente e che, invece del pane, sei costretto a ingoiare bocconi di amarezza. Non avvilirti, amico sfortunato, che nella vita hai visto partire tanti, e tu sei rimasto sempre a terra. Coraggio. La tua croce, anche se durasse tutta la vita, è sempre «collocazione provvisoria". Il Calvario, dove essa è piantata, non è zona residenziale. E il terreno di questa collina, dove  si colloca la tua sofferenza non si venderà mai come suolo edificatorio. Anche il Vangelo ci invita a consi- derare la provvisorietà della croce. C'è una frase immensa, che riassume la tragedia del creato al momen- to della morte di Cristo. "Da mezzogiorno fino alle tre del pomeriggio, si fece buio su tutta la terra". Forse  è la frase più scura di tutta la Bibbia… Da mezzogiorno alle tre del pomeriggio. Solo allora è consentita  una sosta sul Golgota. Al di fuori di quell'orario, c'è divieto assoluto di parcheggio. Dopo tre ore, ci sarà la rimozione forzata di tutte le croci. Una permanenza più lunga sarà considerata abusiva anche da Dio. Co- raggio, fratello che soffri. C'è anche per te una deposizione dalla croce. C'è  anche per te una pietà sovrumana. Ecco già una mano forata che schioda dal legno la tua. Ecco già un volto amico, intriso di sangue e coronato di spine, che sfiora con un bacio la tua fronte febbricitante. Ecco un grembo dolcissimo di donna che ti avvolge di tenerezza. Tra quelle braccia materne si svelerà, finalmente, tutto il mistero di un dolore che ora ti sembra assurdo. Coraggio. Mancano pochi istanti alle tre del pomeriggio. Tra poco, il buio cederà il posto alla luce, la terra riacqui- sterà i suoi colori verginali e il sole della Pasqua irromperà tra le nuvole in fuga.

Un bacione a tutti.

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Fr. Onorino

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